top of page

Un racconto di Natale...

  • Immagine del redattore: Pietro D'Angelo
    Pietro D'Angelo
  • 13 dic 2024
  • Tempo di lettura: 10 min

NEOLINDA... di Bruno Fusco

“E ti pareva che l'auto non si fermava proprio adesso!”

Pietro si vedeva costretto a percorrere diversi metri a piedi, tra stradine solitarie e campagna aperta, prima di trovare un'officina meccanica con qualcuno che lo potesse aiutare.

Era diretto a casa sua, di ritorno dal lavoro, ma quella sera, per alcuni lavori in corso, si vedeva costretto ad una deviazione, cosa non rilevata la mattina.


Pietro era un imprenditore con grosse difficoltà economiche, quasi vicino al fallimento, qualche settimana e la fabbrica avrebbe chiuso per sempre, avrebbe voluto cambiare quell'auto, che aveva tenuto per diversi anni e portato ovunque volesse, ma il periodo consigliava di aspettare tempi migliori.

Dopo qualche ora, e il traino dell'auto nell'officina, arrivava la sentenza del meccanico: “Il motore è morto!”

Apprendeva la notizia con dispiacere, e ancora con più dispiacere apprendeva dell'impossibilità di avere un'auto sostitutiva o anche un passaggio di cortesia, il meccanico non gli sembrava per niente gentile, anzi, un carattere piuttosto scorbutico, e anche la sagoma gigantesca dell'uomo, malmesso e tutto sporco di furigine, non gli permetteva repliche: “Non ho tempo adesso, se vuole mi lascia l'auto adesso devo chiudere, sono le otto!”

l'unica cosa che gli restava da fare sarebbe stata quella di telefonare a qualcuno che lo andasse a prendere ma, dopo diverse telefonate non aveva risolto, non era stato in grado di prendere la linea, tutti non raggiungibili, il meccanico a quel punto gli offriva la bicicletta: “Se vuole, prenda quella, non credo abbia altra scelta”.

Pietro si accontentava di quel mezzo a pedali, ormai le otto di sera e il buio lo circondava, le poche luci a vista apparivano troppo lontane.


Non aveva percorso nemmeno duecento metri che una bambina attraversava la strada a pochi metri da lui: - “Com'è possibile?”

Non era convinto di aver visto una bambina, non poteva essere, da dove è sbucata?

Si fermava per mettere a fuoco la situazione, altri suoi sguardi in varie direzioni e nell'ultimo ritrovava la bambina seduta ai margini della strada, gli sorrideva.

Si avvicinava intimorito, osservava la bambina vestita di stracci bruciati e con i piedi scalzi.

Pietro era smarrito e perplesso: “Che ci fai qui? Da dove sbuchi? Che ti è successo?”

La bambina non parlava e continuava a sorridere, di lui non sembrava impaurita, anzi, gli tendeva una mano; Pietro si avvicinava per osservarla con più attenzione, intorno agli occhi azzurri un viso sporco, lei gli sorrideva e lui chiedeva: “Ma non parli?”

Lei scuoteva la testa in orizzontale, come un no a quella domanda, restava seduta su una specie di muretto di contenimento, emergeva dal buio che si estendeva oltre le sue spalle, la scena appariva surreale agli occhi di Pietro: “Vuoi venire con me?”

Adesso suoteva la testa in verticale, come un sì certo, e proponeva ancora una volta la mano tesa invitando Pietro ad agganciarla, lui le prendeva la mano e la sentiva fredda come il ghiaccio, si toglieva la giacca e la poneva sulle spalle della bambina mentre le diceva: “Ho solo una bicicletta e tanta strada da fare, che ne dici, ci proviamo?”

Dopo qualche minuto i due erano insieme sulla bici, lei si stringeva a lui, seduta sul sediolino basso posto dietro e Pietro pedalava, pedalava, pedalava, ogni pedalata sembravano dieci metri, e la bici correva, correva, correva, come avesse le ali.

Una pioggia improvvisa costringeva Pietro a fermarsi sotto un cavalcavia, si girava ma non vedeva più la bambina, non credeva possibile fosse caduta senza che lui se ne accorgesse, pensava che, essendo muta, sarà caduta e non avrà gridato, e come ho potuto non sentire più il suo abbraccio che cingeva i miei fianchi?

Tornava con la bici a percorrere qualche chilometro all'indietro, sotto la pioggia che cadeva più fitta, ora il buio diventava totale, si fermava e chiamava a voce alta: “Sono qui, sono qui, piccola bambina, sono quiiiiiii!”

Di quella bambina nessuna traccia, la pioggia smetteva e un silenzio irreale tappava le orecchie di Pietro che, con sua meraviglia, comprendeva di essere a pochi metri da casa sua.

Scrollava la testa e si pizzicava le guance, tutto ciò era impossibile, dovrei essere a venti chilometri di distanza, pensava, ma quella era proprio casa sua.


Fermava la biciclette al cancelletto di casa, l'orologio del suo cellulare segnava le otto, lo stesso orario di quando aveva portato l'auto all'officina meccanica, sarà guasto, pensava.

Girava la chiave nella porta e veniva accolto da un odore gradevole proveniente dalla cucina e lì si avviava, la moglie sentiva la presenza alle sue spalle e chiedeva: “c'era traffico anche stasera?”

Pietro era confuso e disorientato, guardava Melinda che tirava fuori dal forno un arrosto di manzo e, senza risponderle, si dirigeva nel salone, dove i suoi due figli, ancora adolescenti, Stefano e Gisella, giocavano con una bambina.

Pietro rimaneva immobile, fissava il suo sguardo su quella bambina dagli occhi azzurri, lei fissava lui come lo aspettasse, mentre Stefano e Gisella gli correvano incontro e lo abbracciavano forte, anche Melinda arrivava dalla cucina e lo baciava, tutti e quattro restavano stretti, come non mai, poi, Stefano chiamava la bambina per nome, la invitava a ballare di nuovo: “Dai Neolinda, è tornato nostro padre, mostragli come danzi”.

La bambina aveva scritto il suo nome su un foglio per farlo comprendere ai ragazzi.


Neolinda ora si mostrava con un vestito di velluto rosso a stelle bianche, con scarpette rosa, sulla musica proposta, si metteva a ballare, sembrava quasi sollevarsi dal pavimento per la tanta grazia dei suoi movimenti, libera, come una farfalla svolazzante, distendeva la sua danza fino ad arrivare vicino a Pietro che ancora non riusciva a realizzare ciò che stava accadendo.

Neolinda gli prendeva la mano e lo invitava a danzare con lei, Pietro si negava, non gli sembrava vera quella visione, eppure, i figli erano lì con Neolinda, e anche la moglie, che sorrideva e lo esortava a danzare con la bambina, ma com'è possibile tutto questo? Si chiedeva.

Neolinda riproponeva la sua mano tesa, ora, Pietro, l'agganciava e un forte sussulto lo invadeva il corpo, emetteva un'espirazione violenta come fosse appena uscito da un lago profondo, adesso danzava con lei, un vortice improvviso li trascinava oltre la stanza, oltre la cucina, oltre il corridoio, oltre l'entrata, dove la porta si apriva per incanto, e su, come foglie leggere portate dal vento, fino alle nuvole.

Pietro vedeva la sua cittadina dall'alto, le case, la chiesa, il municipio, teneva la mano di Neolinda come stretta in una morsa, temeva di cadere, giravano ancora, le case, la chiesa, il municipio, le case, la chiesa, il municipio, gli piaceva quella sensazione mai provata prima, si sentiva leggero, respirava l'aria con gli occhi chiusi e polmoni aperti, e danzava, volava, danzava, volava, poi, riapriva gli occhi e si trovava solo, di nuovo in mezzo alla campagna deserta e oscura.


Ancora una volta Neolinda era scomparsa, Pietro non conosceva quel posto, vedeva una luce di una casa lontana e null'altro, tirava fuori il cellulare: “ancora le otto!?”

Pietro aveva capito che quello che stava vivendo, in quel momento, accadeva solo nella sua mente o non accadeva affatto!

Si spostava di pochi metri e ritrovava la sua auto ferma, ribaltata contro un muro di cinta, accartocciata per incidente, realizzava di non essere mai arrivato a quell'officina meccanica, di non aver mai visto quell'uomo scorbutico, adesso tremava, si avvicinava all'auto e temeva di trovare il suo corpo senza vita nell'abitacolo, non trovava il coraggio di guardare per un attimo rabbrividiva, poi si chiedeva: “perché ho potuto vedere mia moglie e i miei figli, ed abbracciarli grazie a quella bambina?”

Adesso la chiamava con disperazione nel buio fitto, questa volta per nome: “Neolindaaaa, Neolindaaaa, aiutami, dove sei?”


Melinda e suoi due figli arrivavano dopo qualche ora all'ospedale, Pietro era ancora nella sala operatoria, le speranze di sopravvivenza restavano legate ad un filo sottile, il trauma cranico richiedeva la rimozione di un ematoma cerebrale e l'arresto di una emorragia interna.

Melinda era stata avvisata dai carabinieri da una telefonata e, quando arrivava all'ospedale, con la sua Panda rossa, nessuno era in grado di darle notizie, si catapultava al pronto soccorso e chiedeva informazioni, lì, la informavano che Pietro era stato portato d'urgenza in sala operatoria, al terzo piano.

Non poteva accedere oltre una porta chiusa, si sedeva in attesa di altre informazioni, la sua ansia si trasferiva ai figli, tre anime in pena che si tenevano per mano.

Dopo qualche minuto un medico veniva fuori, Melinda, con occhi madidi, chiedeva: “Come sta mio marito?”

L'assistente medico si faceva seguire in una stanzetta, Melinda lasciava i due figli e lo seguiva, una volta seduti, l'uomo spiegava i dettagli dell'intervento chirurgico e le possibilità di riuscita, rendeva note le difficoltà di una ripresa totale di tutte le funzioni cerebrali: “Il trauma è stato forte, suo marito ha perso molto sangue ed è andato in arresto cardiaco diverse volte, senza ossigeno al cervello, ci vorrebbe solo un miracolo!”

La disperazione invadeva il volto di Melinda, era incapace di accettare, in breve tempo, quella verità orrenda, piangeva.

Usciva dalla stanza e trovava Stefano e Gisella che attendevano fuori, capivano, dalle lacrime della madre, che la situazione fosse grave, lei li stringeva a sé: “Fate una preghiera per vostro padre!”

L'attesa era bianca, come sono le attese nel vuoto di risposta, nulla poteva confortare Melinda.

Un Carabiniere si portava alla sua presenza: “Lei è la signora...”; accertato che fosse la moglie di Pietro, la informava sull'accaduto: “...e quando siamo arrivati sul posto il medico del 118 aveva decretato la morte di suo marito, hanno provato a rianimarlo per più di mezz'ora, ma non dava segni di vita, aspettavamo solo il magistrato, ora non mi crederà ma, all'improvviso, suo marito ha urlato, diceva: “Sono qui, sono qui, Neolindaaaa, sono quiiiiiii, aiutami!”

Immediatamente i medici si sono allertati ed è stato trasportato all'ospedale e... cosa mi dice di suo marito, se la caverà, che dicono i medici?”

Melinda non faceva caso alle parole del carabiniere e la conseguente domanda, il momento non le permetteva la giusta concentrazione, con fare distratto lo metteva al corrente della delicatezza dell'intervento e delle probabilità di sopravvivenza del marito legate ad un filo sottile, riportava quello che le aveva detto il medico poco prima.

Il carabiniere provava a confortarla e la invitava ad affacciarsi alla finestra: “Mi segua, ma quelle persone sono tutti vostri parenti?”

Melinda si affacciava e con commozione guardava un gruppo di persone con uno striscione aperto: “Pietro non mollare, ce la faremo anche stavolta!”

Erano i trenta dipendenti della sua azienda in difficoltà che avevano rifiutato le tredicesime per aiutare l'azienda a superare un momento difficile, erano tutti lì, avvisati per telefono, ad uno ad uno, da una voce non dichiarata, si erano mossi immediatamente per portare la loro vicinanza a Pietro.

Melinda scendeva le scale di corsa e andava incontro a quelle persone, gli operai tanto amati dal marito che negli ultimi tempi tenevano in piedi un'azienda di ceramiche malgrado i costi energetici e la mancanza di commesse la vedevano fallire, li abbracciava tutti: “Grazie di essere venuti, Pietro ha bisogno delle nostre preghiere!”


Melinda tornava in ospedale, prendeva l'ascensore per risalire al terzo piano, una volta uscita, incontrava i suoi due figli che sorridevano: “Papà è uscito dalla sala operatoria e il medico ha detto che è andato tutto bene, forse, più tardi, potremo addirittura vederlo!”

Una gioia, tutta compressa nel ventre, prendeva Melinda che la trasformava in altre lacrime, ma quante lacrime cadevano da quegli occhi meravigliosi, cercava il medico che lo aveva operato, lo trovava in un'altra stanza, sembrava l'aspettasse: - “Non mi chieda come e perché ma l'intervento è andato benissimo, l'emorragia cerebrale si è fermata da sola come per miracolo, credo non ci saranno grandi ripercussioni, mi tolga una curiosità ma chi è Neolinda?”

Melinda restava sorpresa, non sapeva rispondere, chiedeva il perché di quella domanda, il medico si limitava a dire: “Anche con l'anestesia suo marito non faceva altro che chiamare quel nome, è incredibile!”

Il giorno dopo la famiglia era al completo nella stanza d'ospedale, Pietro si era svegliato in bella forma, restava ancora attaccato ad una attrezzatura cardiaca, ma i parametri risultavano perfetti, anche una delegazione di operai gli faceva visita con gioia e lo mettevano al corrente di una commessa importante arrivata dalla Germania nelle utlime ore, con un forte anticipo economico sulla produzione, forse, il prossimo Natale, le tredicesime non saltavano.

Ora doveva riposare, alla moglie e ai figli aveva detto di non ricordare niente dell'incidente e nemmeno aveva saputo rispondere alla domanda di Melinda sul nome Neolinda, risolveva dicendo “farneticazioni dell'anestesia, forse dicevo Melinda, chi altro potevo nominare, amore mio?”


Erano passati due giorni e tornava a casa, nevicava e faceva freddo, i negozi scoppiavano di offerte natalizie, Pietro leggeva un giornale di qualche giorno pirma trovato in auto, a guidare, questa volta, era la moglie Melinda, una notizia appresa lo turbava al punto da chiedere alla moglie di fermare l'auto: “Una bambina e il suo papà sono stati ritrovati senza vita in una baracca in piena campagna, morti in un incendio!”

Sul giornale una foto bucava gli occhi di Pietro: “Li conosco! Io so chi è questa bambina, è Neolinda! E questo è il meccanico scorbutico, il suo papà!”

Melinda non capiva: “Chi sono questi, come li conosci, ancora questa Neolinda?”

Pietro non sapeva spiegare: “Non lo so, ma li conosco, e so dov'è questa baracca, proprio dove ho fatto l'incidente!”

Pietro non voleva sentire ragioni, chiedeva alla moglie di andare lì, in quel posto, adesso, ora, anche più presto!

Quando arrivavano sul luogo, in aperta campagna, trovavano i resti bruciati di una baracca e, la cosa strana, su un lato esterno della baracca una bicicletta ferma che si era salvata dall'incendio!

“Mio Dio, non è possibile!”

Melinda restava silenziosa, temeva che il marito fosse vittima delle conseguenze dell'operazione al cervello, lo pregava di smetterla e di spiegare cosa stesse accadendo, ma Pietro non poteva e non sapeva spiegare, lo vedeva mettersi le mani nei capelli e piangere: “Questa bambina...” mostrava la foto dal giornale, “...Neolinda, mi ha salvato la vita, io ero morto, sono certe di essere morto ma, questa bicicetta mi ha riportato in vita, ma tu non puoi capire...”

Poteva mai credere a quelle parole la moglie Melinda?


Certo che le poteva capire, la bambina e il suo papà erano lì, alle loro spalle, e li chiamavno sorridendo, lui vestito da Babbo Natale e la piccola Neolinda, con un vestito rosso a stelle bianche che lo invitava a ballare, Pietro, pieno di lacrime, la chiamava: “Neolinda, come sono felice di vederti! Vieni qui e abbracciami forte!”

Melinda restava pietrificata, guardava quell'abbraccio e piangeva anche lei, l'uomo, vestito da Babbo Natale diceva la sua: “dovevamo essere in paradiso da un bel pezzo ma questa bambina è testarda, non avrei mai prestato la mia bici a nessuno, era di mia moglie, ma potevo mai dire di no a questi occhioni azzurri? Buon Natale Pietro, Buon Natale Melinda e mi raccomando la tredicesima agli operai!”

E così scomparivano, volando verso il cielo, un cielo di fantasia per un Natale d'amore e di altruismo.

Qualche anno dopo nasceva una bambina, una terza gioia per Melinda e Pietro, il nome? Neolinda...

Comentários


bottom of page