L` ipocrisia dei portavoce del M5S
- Pietro D'Angelo
- 25 nov 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Di Francesco Forciniti

Alla "nuova" - ma vecchia dentro - classe dirigente pentastellata ho visto con i miei occhi fare esercizi di ipocrisia che mi hanno fatto perdere fiducia non solo nel Movimento 5 Stelle, ma più in generale nell'idea che possano esistere gruppi politici in grado di mantenersi "puliti" e liberi una volta raggiunti quei palazzi.
Ho visto come applaudivano Draghi per poi confessare in privato di detestarlo.
Li ho osservati mentre votavano chinando il capo per provvedimenti che poco prima mi avevano confessato di ritenere una sciocchezza.
Li ho visti ritirare emendamenti di buon senso dopo avere preso un "cazziatone" da un ministro, roba che Montesquieu con la sua separazione dei poteri si sarà rivoltato nella tomba.
Li ho visti smontare pezzo per pezzo con le loro mani le stesse leggi che avevano fatto approvare con orgoglio solo un anno prima, e poi andare in TV a metterci la faccia, mentendo sapendo di mentire, dicendo di avere contribuito a migliorarle, quando non avevano minimamente come si dice in gergo calcistico "toccato palla".
Li ho visti pretendere di volermi "suggerire" come attaccare Draghi in aula perché loro "non potevano", e poi ancora applaudirlo in aula.
Mi sono sempre assunto la mia parte di responsabilità per averci messo la faccia ed avergli dedicato dieci anni della mia vita, cosa che non mi perdonerò mai fino in fondo. Però da un'altra parte li ringrazio, perché mi hanno permesso definitivamente di capire che la politica "militante" non fa per me, perché non sarei mai stato capace di annientare il mio spirito critico pur di garantirmi la sopravvivenza nel partito e la ricandidatura.
E poi perché mi hanno portato già anni fa alla conclusione che, a prescindere da chi la spuntasse tra Grillo e Conte, costoro non meritassero nemmeno la responsabilità di gestire un condominio, figuriamoci il destino del nostro Paese.
Il movimento non è certamente morto ieri, come oggi qualcuno dice. Si stava semplicemente consumando una guerra di potere interna che non ha nulla a che vedere con le idee, i princìpi, i valori.
Da una parte c'era un "garante" che negli ultimi anni aveva garantito ben poco, che ci aveva presentato il macellaio dei diritti di mezza Europa Draghi come un "grillino", che si è svegliato solo quando si è reso conto che gli stavano togliendo il contratto di "collaborazione" da trecentomila euro all'anno, l'unica cosa che probabilmente gli interessava garantire.
Dall'altra un azzeccagarbugli capace di cambiare posizioni e idee come le camicie, con una naturalezza spaventosa. Prima sostenitore di Draghi al punto di imporre ai parlamentari di obbedirgli in silenzio per un anno e mezzo, poi il pentimento ormai tardivo a pochi mesi dalla fine della legislatura. Un giorno a favore del green pass e degli obblighi vaccinali, con l'ordine dato ai suoi parlamentari di votare quelle oscenità e togliere lo stipendio e il lavoro a chi non si piegava, per poi dopo mesi dirsi contrario a quelle misure. Nei giorni pari atlantista incondizionato al punto da far espellere chi non voleva mandare le armi in Ucraina, nei giorni dispari (quelli dell'opposizione ovviamente) inutilmente e fintamente pacifista.
Entrambi però corresponsabili della degenerazione ideale e morale che ha “normalizzato” l'unica scheggia impazzita in grado di fare tremare il finto bipolarismo rispondente allo stesso sistema di potere che ha ridotto l'Italia in una colonia a sovranità (molto) limitata, trasformandola in una costola del PD e lasciando dietro di sé macerie di astensionismo e disaffezione.
Non importa che abbia vinto Conte, che abbia perso Grillo, che abbiano tolto questa o quella regola dallo statuto. Tanto alla gran parte di loro il limite dei due mandati verrà imposto naturalmente dal popolo alle urne. E probabilmente è un bene che sia così.
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