Se si parla di Palestina, non è censura...
- Pietro D'Angelo
- 21 dic 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Molti artisti italiani si indignano per l'esclusione di Tony Effe al concertone di capodanno a Roma. Per Ghali, invece, dove stavano?
di Giuseppe Panimolle
È assurdo di come debba esserci un doppio standard quando si tratta di Palestina.
Ghali, cantante italiano (in foto),

lo scorso Sanremo è stato l’unico che ha osato prendere posizione contro il genocidio a Gaza. L’unico che ha denunciato ciò che Israele stava realizzando e continua a realizzare tutt’oggi: un genocidio.
Prima con la sua canzone “Casa mia”, poi con un appello in una delle serate sanremesi in cui ha chiesto lo “stop al genocidio”.
Questo suo coraggio ha costretto l’Ad della Rai, Roberto Sergio, a scrivere un comunicato - poi letto da Mara Venier in diretta nazionale - che rimarcava il pieno sostegno a Israele, da parte della Rai, dopo il pogrom del 7 ottobre, lasciando intendere una presa di distanze dalle parole dell’artista.
Come se Ghali avesse detto che il 7 ottobre hanno fatto bene a fare quello che hanno fatto.
Dopo migliaia di morti, di bambini trucidati dagli assassini terroristi di Stato israeliani, Ghali fu messo alla gogna per aver chiesto semplicemente di smettere di sganciare bombe sui palestinesi.
È stomachevole vedere come oggi ci sia invece una mobilitazione di massa a sostegno di Tony Effe, escluso dal concertone di capodanno a Roma per “testi misogini e sessisti”.
Artisti come Emma, Noemi, Giorgia, Elodie, Ariete, Lazza si sono indignati sui social e hanno manifestato piena solidarietà al cantante, condannando ogni tipo di censura; altri come Mahmood e Mara Sattei hanno deciso di defilarsi dal concertone per lo stesso motivo.
Scelte giustissime sacrosante, per carità!
Ma tutti questi paladini della giustizia, dove erano quando Ghali è stato l’unico ad essersi esposto contro un massacro tutt’ora in corso? Dove erano quando, appena terminato Sanremo, a “Domenica In” gli è stato impedito di argomentare appieno le risposte alle domande degli ospiti in sala? Dove erano quando non gli è stato concesso di esprimersi liberamente? Dove erano quando è stato fatto a pezzi dai media di regime italiani? Non è stata censura quella? Ghali, non meritava lo stesso sostegno?
Per la censura contro i testi misogini e sessisti sono pronti a farsi incatenare; per la censura contro l’invocazione dello stop al massacro dei palestinesi no, nessuno ha osato muovere un dito.
Vergogna!
Fonte:
Schierarsi
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