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Stoltenberg è stato nominato co-presidente del gruppo Bilderberg

  • Immagine del redattore: Pietro D'Angelo
    Pietro D'Angelo
  • 28 dic 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

di Alessandro Di Battista

Ricordate Jens Stoltenberg, uno dei principali artefici della distruzione dell'Ucraina nonché esecutore degli interessi di Washington?

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Jens Stoltenberg


Stoltenberg è stato segretario generale della Nato per dieci anni, dal 2014 al 2024. Dieci anni cruciali, dieci anni drammatici, dieci anni durante i quali la Nato ha organizzato a tavolino decine di provocazioni per spingere la Russia (questo non giustifica Mosca, sia chiaro) ad invadere l'Ucraina e, grazie alla guerra, imporre sanzioni alla Russia (che hanno colpito più la Germania di Mosca) e dividere Russia e Europa per i prossimi decenni. D'altro canto Stoltenberg, prima di guidare la Nato (in realtà la Nato la guida il complesso militare e industriale USA, ma questo è un altro discorso), è stato per due volte (dal marzo 2000 all'ottobre 2001 e poi dal 2005 al 2013) Ministro di Stato (premier) della Norvegia.


Tra l'altro, durante il suo secondo mandato da premier, Stoltenberg si è occupato anche dell'azienda petrolifera di Stato (la Statoil, oggi Equinor), particolarmente attiva in quegli anni nella vendita di asset, nell'esplorazione dell'Artico alla ricerca di giacimenti di gas, nelle joint venture con compagnie energetiche straniere (statunitensi e britanniche in primis) e nell'inizio di un processo di privatizzazione. La Norvegia è il primo produttore europeo di gas naturale e uno dei paesi che vanta le riserve più grandi al mondo. Vi do alcune informazioni per collegare provocazioni, sanzioni, guerre e interessi.


La Russia non è ad oggi il primo produttore di gas al mondo. Sono gli Stati Uniti. Però la Russia è il primo paese al mondo per riserve di gas. Prima la Russia, secondo l'Iran, terzo il Qatar. Gli Usa hanno la quinta riserva al mondo di gas, però, ad oggi, nessuno estrae gas più di Washington. La Norvegia vende gas e petrolio in Europa, soprattutto alla Gran Bretagna, paese che, insieme agli USA, ha lavorato incessantemente per far saltare - oltre ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Baltico – i negoziati di Istanbul tra Russia e Ucraina che avrebbero potuto far finire la guerra centinaia di migliaia di morti fa. Ebbene, sapete quali sono stati i due paesi che hanno tratto maggiore vantaggio dal sabotaggio dei gasdotti nel Baltico (realizzato dagli ucraini con il supporto dei servizi segreti occidentali) e dalla folle politica delle sanzioni alla Russia? Stati Uniti e Norvegia!


Il 9 giugno scorso la rivista “Internazionale” ha pubblicato un articolo così intitolato: “La Norvegia è la nuova regina del gas europeo”. Effettivamente, nel 2023 sono arrivati in Europa 109 miliardi di metri cubi di gas norvegese, il 30% del fabbisogno totale. In pratica, l'Europa ha sostituito il gas russo (economico e di ottima qualità) con gas statunitense (gas liquido) e norvegese. Trump, da un lato, dice di volere la pace in Ucraina, dall'altro fa gli interessi USA e chiede che i paesi Nato arrivino a spendere in armi e difesa il 5% del Pil e poi chiede all'Europa di aumentare gli acquisti di gas liquido made in USA.


Stoltenberg si è occupato di gas da premier norvegese e di armi da segretario generale della Nato. Il 10 gennaio 2023, mentre i principali giornali italiani, ogni giorno, pubblicavano fake-news sull'esercito russo descritto come un'armata Brancaleone sprovvista di armi, Stoltenberg diceva altro: “E' vero, i Paesi della Nato e dell'Ue hanno esaurito le loro scorte per fornire aiuti all'Ucraina. Adesso dobbiamo aumentare la produzione”. Ma come, non erano i russi ad aver finito i missili? Balle! La folle strategia in Ucraina (folle per i cittadini, non per le imprese petrolifere USA e per le fabbriche di armi) è servita a questo: sostituire il gas russo con gas USA e norvegese e lanciare l'ennesima corsa al riarmo pagata dalla collettività. Adesso vi dico un'ultima cosa. Stoltenberg è stato appena nominato co-presidente del Club Bilderberg, esclusivo think tank nato su iniziativa del banchiere USA David Rockefeller. Sono molti i membri del club che hanno interessi nel settore della produzione di armi; immagino saranno grati a Stoltenberg per il lavoro svolto alla Nato.Sostenere che vi siano club, think tank, Cda o multinazionali che fanno politica (dunque prendono decisioni) più dei parlamenti nazionali non è certo complottismo. È la fotografia della realtà! Basta studiare la storia del resto.Molti colpi di Stato (penso a quello organizzato dalla Cia e dalla United Fruit Company, l'attuale Chiquita, in Guatemala per cacciare Jacobo Arbenz Guzmán, il presidente che voleva distribuire terre ai contadini che morivano di fame; a quello organizzato in Cile dalle imprese inglesi che non tolleravano la nazionalizzazione dell'industria del rame; o a quello realizzato in Iran, sempre dalla Cia e dal MI6, i servizi segreti britannici, per soddisfare le richieste dell'Anglo-Persian Oil Company – l'attuale British Petroleum Company – che non accettava la nazionalizzazione dell'industria petrolifera) sono stati decisi dai pezzi grossi dell'industria e poi realizzati dai governi. Tutto questo è dannatamente provato.


Come è provata l'influenza sul Congresso del “complesso militare e industriale USA” (termine coniato nel 1961 dal presidente Dwight D. Eisenhower quando lasciò la Casa Bianca). Ebbene, oggi, con l'acquisizione di pacchetti di azioni delle principali fabbriche di armi, delle principali case farmaceutiche (anche delle piattaforme social) da parte dei fondi finanziari e da parte delle banche d'affari, l'influenza di poteri non democratici sul potere cosiddetto potere democratico è infinitamente superiore. Adesso a tutto questo si aggiunge un nuovo tassello: Stoltenberg a capo del gruppo Bilderberg. Ognuno farà ragionamenti e collegamenti. Sempre se ce li lasceranno fare, dato che nel mondo di oggi, nel sedicente libero e democratico occidente, anche le informazioni sono soggette a restrizioni e limitazioni. Basti pensare al lavoro fatto da Meta (l'inchiesta l'ha fatta la BBC) sugli algoritmi per colpire i contenuti relativi al genocidio in Palestina. Tutto questo sempre a proposito della politica che si fa sempre più al di fuori di parlamenti e congressi... Perché limitare informazioni significa fare politica. Significa prendere decisioni che hanno un impatto politico. Significa, lo ricordo, collaborare allo sterminio dei palestinesi. Almeno noi restiamo vigili e indipendenti!

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